Gesù insegna a pregare

2607 Quando Gesù prega, già ci insegna a pregare. Il cammino teologale della nostra preghiera è la sua preghiera al Padre. Ma il Vangelo ci offre un esplicito insegnamento di Gesù sulla preghiera. Come un pedagogo, egli ci prende là dove siamo e, progressivamente, ci conduce al Padre. Rivolgendosi alle folle che lo seguono, Gesù prende le mosse da ciò che queste già conoscono della preghiera secondo l'Antica Alleanza e le apre alla novità del Regno che viene. Poi rivela loro tale novità con parabole. Infine, ai suoi discepoli, che dovranno essere pedagoghi della preghiera nella sua Chiesa, parlerà apertamente del Padre e dello Spirito Santo.

 

2608 Fin dal Discorso della montagna, Gesù insiste sulla conversione del cuore: la riconciliazione con il fratello prima di presentare un'offerta sull'altare, [ Cf Mt 5,23-24 ] l'amore per i nemici e la preghiera per i persecutori, [Cf Mt 5,44-45 ] la preghiera al Padre "nel segreto" ( Mt 6,6 ), senza sprecare molte parole, [Cf Mt 6,7 ] il perdono dal profondo del cuore nella preghiera, [Cf Mt 6,14-15 ] la purezza del cuore e la ricerca del Regno [Cf Mt 6,21; Mt 6,25; Mt 6,33 ]. Tale conversione è tutta orientata al Padre: è filiale.

 

2609 Il cuore, deciso così a convertirsi, apprende a pregare nella fede. La fede è un'adesione filiale a Dio, al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo. E' diventata possibile perché il Figlio diletto ci apre l'accesso al Padre. Egli può chiederci di "cercare" e di "bussare", perché egli stesso è la porta e il cammino [Cf Mt 7,7-11; Mt 7,13-14 ].

2610 Come Gesù prega il Padre e rende grazie prima di ricevere i suoi doni, così egli ci insegna questa audacia filiale: "Tutto quello che domandate nella preghiera,abbiate fede di averlo ottenuto"( Mc 11,24 ). Tale è la forza della preghiera: "Tutto è possibile per chi crede" ( Mc 9,23 ), con una fede che non dubita [ Cf Mt 21,21 ]. Quanto Gesù è rattristato dalla "incredulità" ( Mc 6,6 ) dei discepoli e dalla "poca fede" ( Mt 8,26 ) dei suoi compaesani, tanto si mostra pieno di ammirazione davanti alla fede davvero grande del centurione romano [Cf Mt 8,10 ] e della cananea [Cf Mt 15,28 ].

2611 La preghiera di fede non consiste soltanto nel dire: "Signore, Signore", ma nel disporre il cuore a fare la volontà del Padre ( Mt 7,21 ). Gesù esorta i suoi discepoli a portare nella preghiera questa passione di collaborare al Disegno divino [Cf Mt 9,38; Lc 10,2; Gv 4,34 ].

2612 In Gesù "il Regno di Dio è molto vicino"; esso chiama alla conversione e alla fede, ma anche alla vigilanza. Nella preghiera, il discepolo veglia attento a colui che E' e che Viene, nella memoria della sua prima Venuta nell'umiltà della carne e nella speranza del suo secondo Avvento nella Gloria [Cf Mc 13; Lc 21,34-36 ]. La preghiera dei discepoli, in comunione con il loro Maestro, è un combattimento, ed è vegliando nella preghiera che non si entra in tentazione [Cf Lc 22,40; Lc 22,46 ].

 

2613 Tre parabole sulla preghiera di particolare importanza ci sono tramandate da san Luca:

La prima, "l'amico importuno", [Cf Lc 11,5-13 ] esorta ad una preghiera fatta con insistenza: "Bussate e vi sarà aperto". A colui che prega così, il Padre del cielo "darà tutto ciò di cui ha bisogno", e principalmente lo Spirito Santo che contiene tutti i doni.

La seconda, "la vedova importuna", [Cf Lc 18,1-8 ] è centrata su una delle qualità della preghiera: si deve pregare sempre, senza stancarsi, con la pazienza della fede. "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

La terza parabola, "il fariseo e il pubblicano", [Cf Lc 18,9-14 ] riguarda l' umiltà del cuore che prega: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore". La Chiesa non cessa di fare sua questa preghiera: "Kyrie eleison!".

2614 Quando Gesù confida apertamente ai suoi discepoli il mistero della preghiera al Padre, svela ad essi quale dovrà essere la loro preghiera, e la nostra, allorquando egli, nella sua Umanità glorificata, sarà tornato presso il Padre. La novità, attualmente, è di chiedere nel suo Nome [Cf Gv 14,13 ]. La fede in lui introduce i discepoli nella conoscenza del Padre, perché Gesù è "la Via, la Verità e la Vita" ( Gv 14,6 ). La fede porta il suo frutto nell'amore: osservare la sua Parola, i suoi comandamenti, dimorare con lui nel Padre, che in lui ci ama fino a prendere dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la certezza di essere esauditi nelle nostre suppliche è fondata sulla preghiera di Gesù [Cf Gv 14,13-14 ].

2615 Ancor più, quando la nostra preghiera è unita a quella di Gesù, il Padre ci dà l'"altro Consolatore perché rimanga" con noi "per sempre, lo Spirito di verità" ( Gv 14,16-17 ). Questa novità della preghiera e delle sue condizioni appare attraverso il Discorso di addio [Cf Gv 14,23-26; Gv 15,7; Gv 14,16; 2615 Gv 16,13-15; Gv 16,23-27 ]. Nello Spirito Santo, la preghiera cristiana è comunione di amore con il Padre, non solamente per mezzo di Cristo, ma anche in lui: "Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena" ( Gv 16,24 ).

 

Gesù esaudisce la preghiera

2616 La preghiera a Gesù è già esaudita da lui durante il suo ministero, mediante segni che anticipano la potenza della sua Morte e della sua Risurrezione: Gesù esaudisce la preghiera di fede, espressa a parole, [Il lebbroso: cf Mc 1,40-41; 2616 Giairo: cf Mc 5,36; la cananea: cf Mc 7,29; il buon ladrone: cf Lc 23,39-43 ] oppure in silenzio [Coloro che portano il paralitico: cf Mc 2,5; l'emorroissa che tocca il suo mantello: cf Mc 5,28; le lacrime e l'olio profumato della peccatrice: cf Lc 7,37-38 ]. La supplica accorata dei ciechi: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi" ( Mt 9,27 ) o "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me" ( Mc 10,47 ) è stata ripresa nella tradizione della Preghiera a Gesù: "Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me peccatore!". Si tratti di guarire le malattie o di rimettere i peccati, alla preghiera che implora con fede Gesù risponde sempre: "Va' in pace, la tua fede ti ha salvato!".

Sant'Agostino riassume in modo mirabile le tre dimensioni della preghiera di Gesù: "Prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo, dunque, in lui la nostra voce, e in noi la sua voce" [Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 85, 1; cf Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 7].

 

La preghiera della Vergine Maria

2617 La preghiera di Maria ci è rivelata all'aurora della Pienezza dei tempi. Prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e prima dell'effusione dello Spirito Santo, la sua preghiera coopera in una maniera unica al Disegno benevolo del Padre: al momento dell'Annunciazione per il concepimento di Cristo, [Cf Lc 1,38 ] e in attesa della Pentecoste per la formazione della Chiesa, Corpo di Cristo [Cf At 1,14 ]. Nella fede della sua umile serva il Dono di Dio trova l'accoglienza che fin dall'inizio dei tempi aspettava. Colei che l'Onnipotente ha fatto "piena di grazia", risponde con l'offerta di tutto il proprio essere: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Fiat, è la preghiera cristiana: essere interamente per lui, dal momento che egli è interamente per noi.

 

2618 Il Vangelo ci rivela come Maria preghi e interceda nella fede: a Cana [Cf Gv 2,1-12 ] la Madre di Gesù prega il Figlio suo per le necessità di un banchetto di nozze, segno di un altro Banchetto, quello delle nozze dell'Agnello che, alla richiesta della Chiesa, sua Sposa, offre il proprio Corpo e il proprio Sangue. Ed è nell'ora della Nuova Alleanza, ai piedi della croce, [Cf Gv 19,25-27 ] che Maria viene esaudita come la Donna, la nuova Eva, la vera "madre dei viventi".

2619 E' per questo che il cantico di Maria [Cf Lc 1,46-55 ] (il "Magnificat" latino, il "Megalinario" bizantino) rappresenta ad un tempo il cantico della Madre di Dio e quello della Chiesa, cantico della Figlia di Sion e del nuovo Popolo di Dio, cantico di ringraziamento per la pienezza di grazie elargite nell'Economia della salvezza, cantico dei "poveri", la cui speranza si realizza mediante il compimento delle Promesse fatte "ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre".

 

In sintesi

2620 Nel Nuovo Testamento il modello perfetto della preghiera si trova nella preghiera filiale di Gesù. Fatta spesso nella solitudine, nel silenzio, la preghiera di Gesù comporta un'adesione piena d'amore alla volontà del Padre fino alla croce e una assoluta fiducia di essere esaudito.

2621 Nel suo insegnamento, Gesù educa i suoi discepoli a pregare con un cuore purificato, con una fede viva e perseverante, con un'audacia filiale. Li esorta alla vigilanza e li invita a rivolgere le loro domande a Dio nel suo Nome. Gesù Cristo stesso esaudisce le preghiere che Gli vengono rivolte.

2622 La preghiera della Vergine Maria, nel suo Fiat e nel suo Magnificat, è caratterizzata dalla generosa offerta di tutto il suo essere nella fede.

 

Articolo 3

NEL TEMPO DELLA CHIESA

2623 Il giorno di Pentecoste lo Spirito della Promessa è stato effuso sui discepoli, che "si trovavano tutti insieme nello stesso luogo" ( At 2,1 ) ad attenderlo, "assidui e concordi nella preghiera" ( At 1,14 ). Lo Spirito che istruisce la Chiesa e le ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, [Cf Gv 14,26 ] la forma anche alla vita di preghiera.

 

2624 Nella prima comunità di Gerusalemme, i credenti "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" ( At 2,42 ). La sequenza è tipica della preghiera della Chiesa: fondata sulla fede apostolica ed autenticata dalla carità, essa è nutrita nell'Eucaristia.

2625 Le preghiere sono prima di tutto quelle che i fedeli ascoltano e leggono nelle Scritture, attualizzandole però, specialmente quelle dei Salmi, a partire dal loro compimento in Cristo [Cf Lc 24,27; Lc 24,44 ]. Lo Spirito Santo, che in tal modo ricorda Cristo alla sua Chiesa orante, la conduce anche alla Verità tutta intera e suscita nuove formulazioni, le quali esprimeranno l'insondabile Mistero di Cristo, che opera nella vita, nei sacramenti e nella missione della sua Chiesa. Queste formulazioni si svilupperanno nelle grandi tradizioni liturgiche e spirituali. Le forme della preghiera, quali sono espresse negli Scritti apostolici e canonici rimarranno normative per la preghiera cristiana.

 

I. La benedizione e l'adorazione

2626 La benedizione esprime il moto di fondo della preghiera cristiana: essa è incontro di Dio e dell'uomo; in essa il Dono di Dio e l'accoglienza dell'uomo si richiamano e si congiungono. La preghiera di benedizione è la risposta dell'uomo ai doni di Dio: poiché Dio benedice, il cuore dell'uomo può rispondere benedicendo colui che è la sorgente di ogni benedizione.

2627 Due forme fondamentali esprimono questo moto: talvolta la benedizione si eleva, portata, nello Spirito Santo, da Cristo verso il Padre (lo benediciamo per averci benedetti); [Cf Ef 1,3-14; 2628 2Cor 1,3-7; 1Pt 1,3-9 ] talvolta implora la grazia dello Spirito Santo che, per mezzo di Cristo, discende dal Padre (lui che ci benedice) [Cf 2Cor 13,13; Rm 15,5-6; Rm 15,13; Ef 6,23-24 ].

2628 L' adorazione è la disposizione fondamentale dell'uomo che si riconosce creatura davanti al suo Creatore. Essa esalta la grandezza del Signore che ci ha creati [Cf Sal 95,1-6 ] e l'onnipotenza del Salvatore che ci libera dal male. E' la prosternazione dello spirito davanti al "Re della gloria" ( Sal 24,9; 2628 Sal 24,10 ) e il silenzio rispettoso al cospetto del Dio "sempre più grande di noi" [Cf Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 62, 16]. L'adorazione del Dio tre volte santo e sommamente amabile ci colma di umiltà e dà sicurezza alle nostre suppliche.

 

II. La preghiera di domanda

2629 Il vocabolario della supplica è ricco di sfumature nel Nuovo Testamento: domandare, implorare, chiedere con insistenza, invocare, impetrare, gridare e perfino "lottare nella preghiera" [Cf Rm 15,30; 2629 Col 4,12 ]. Ma la sua forma più abituale, perché la più spontanea, è la domanda: proprio con la preghiera di domanda noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo il nostro ultimo fine; anzi, per di più, essendo peccatori, noi, come cristiani, sappiamo che ci allontaniamo dal Padre. La domanda è già un ritorno a lui.

2630 Il Nuovo Testamento non contiene preghiere di lamentazione, frequenti invece nell'Antico Testamento. Ormai, in Cristo risorto, la domanda della Chiesa è sostenuta dalla speranza, quantunque siamo ancora nell'attesa e dobbiamo convertirci ogni giorno. Scaturisce da ben altra profondità la domanda cristiana, quella che san Paolo chiama il gemito: quello della creazione "nelle doglie del parto" ( Rm 8,22 ); ma anche il nostro, nell'attesa della "redenzione del nostro corpo; poiché nella speranza noi siamo stati salvati" ( Rm 8,23-24 ); infine i "gemiti inesprimibili" dello stesso Spirito Santo, il quale "viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare" ( Rm 8,26 ).

 

2631 La domanda del perdono è il primo moto della preghiera di domanda [Cf il pubblicano: "abbi pietà di me peccatore": Lc 18,13 ]. Essa è preliminare ad una preghiera giusta e pura. L'umiltà confidente ci pone nella luce della comunione con il Padre e il Figlio suo Gesù Cristo, e gli uni con gli altri: [Cf 1Gv 1,7-2,2 ] allora "qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui" ( 1Gv 3,22 ). La domanda del perdono è l'atto preliminare della liturgia eucaristica, come della preghiera personale.

 

2632 La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all'insegnamento di Gesù [Cf Mt 6,10; Mt 6,33; 2632 Lc 11,2; Lc 11,13 ]. Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è quella della Chiesa, è l'oggetto della preghiera della comunità apostolica [Cf At 6,6; At 13,3 ]. E' la preghiera di Paolo, l'Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana [Cf Rm 10,1; 2632 Ef 1,16-23; Fil 1,9-11; Col 1,3-6; Col 4,3-4; 2632 Col 1,12 ]. Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l'avvento del Regno.

2633 Quando si condivide in questo modo l'amore salvifico di Dio, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda. Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo Nome [Cf Gv 14,13 ]. E' in forza di questa certezza che Giacomo [Cf Gc 1,5-8 ] e Paolo ci esortano a pregare in ogni circostanza [Cf Ef 5,20; 2633 Fil 4,6-7; Col 3,16-17; 1Ts 5,17-18 ].

 

III. La preghiera di intercessione

2634 L'intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. E' lui l'unico Intercessore presso il Padre in favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori [Cf Rm 8,34; 1Tm 2,5-8; 1Gv 2,1 ]. Egli "può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore" ( Eb 7,25 ). Lo Spirito Santo stesso "intercede per noi" e la sua intercessione "per i credenti" è "secondo i disegni di Dio" ( Rm 8,26-27 ).

 

2635 Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l'intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell'intercessione, colui che prega non cerca solo "il proprio interesse, ma anche quello degli altri" ( Fil 2,4 ), fino a pregare per coloro che gli fanno del male [Cf Stefano che prega per i suoi uccisori, come Gesù: cf At 7,60; Lc 23,28; Lc 23,34 ].

2636 Le prime comunità cristiane hanno intensamente vissuto questa forma di condivisione [Cf At 12,5; 2636 At 20,36; At 21,5; 2Cor 9,14 ]. L'Apostolo Paolo le rende così partecipi del suo ministero del Vangelo, [Cf Ef 6,18-20; Col 4,3-4; 1Ts 5,25 ] ma intercede anche per esse [Cf Fil 1,3-4; Col 1,3; 2636 2Ts 1,11 ]. L'intercessione dei cristiani non conosce frontiere: "per tutti gli uomini. . . per tutti quelli che stanno al potere" ( 1Tm 2,1 ), per coloro che perseguitano, [Cf Rm 12,14 ] per la salvezza di coloro che rifiutano il Vangelo [Cf Rm 10,1 ].

 

IV. La preghiera di ringraziamento

2637 L'azione di grazie caratterizza la preghiera della Chiesa, la quale, celebrando l'Eucaristia, manifesta e diventa sempre più ciò che è. In realtà, nell'opera della salvezza, Cristo libera la creazione dal peccato e dalla morte, per consacrarla nuovamente e farla tornare al Padre, per la sua Gloria. Il rendimento di grazie delle membra del Corpo partecipa a quello del Capo.

2638 Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento. Le Lettere di san Paolo spesso cominciano e si concludono con un'azione di grazie e sempre vi è presente il Signore Gesù. "In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" ( 1Ts 5,18 ). "Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie" ( Col 4,2 ).

 

V. La preghiera di lode

2639 La lode è la forma di preghiera che più immediatamente riconosce che Dio è Dio! Lo canta per se stesso, gli rende gloria perché EGLI E', a prescindere da ciò che fa. E' una partecipazione alla beatitudine dei cuori puri, che amano Dio nella fede prima di vederlo nella Gloria. Per suo mezzo, lo Spirito si unisce al nostro spirito per testimoniare che siamo figli di Dio, [Cf Rm 8,16 ] rende testimonianza al Figlio unigenito nel quale siamo adottati e per mezzo del quale glorifichiamo il Padre. La lode integra le altre forme di preghiera e le porta verso colui che ne è la sorgente e il termine: il "solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui" ( 1Cor 8,6 ).

2640 San Luca annota spesso nel suo Vangelo l'ammirazione e la lode davanti alle meraviglie operate da Cristo; le sottolinea anche per le azioni dello Spirito Santo che sono negli Atti degli Apostoli: la vita della comunità di Gerusalemme, [Cf At 2,47 ] la guarigione dello storpio operata da Pietro e Giovanni, [Cf At 3,9 ] l'esultanza della folla che glorifica Dio per l'accaduto, [Cf At 4,21 ] la gioia dei pagani di Pisidia che glorificano "la Parola di Dio" ( At 13,48 ).

2641 "Siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore" ( Ef 5,19 ) [Cf Col 3,16 ]. Come gli scrittori ispirati del Nuovo Testamento, le prime comunità cristiane ri leggono il libro dei Salmi cantando in essi il Mistero di Cristo. Nella novità dello Spirito, esse compongono anche inni e cantici ispirandosi all'Evento inaudito che Dio ha realizzato nel Figlio suo: la sua Incarnazione, la sua Morte vincitrice della morte, la sua Risurrezione, la sua Ascensione alla propria destra [Cf Fil 2,6-11; Col 1,15-20; 2641 Ef 5,14; 1Tm 3,16; 1Tm 6,15-16; 2Tm 2,11-13 ]. E' da questa "meraviglia" di tutta l'Economia della salvezza che sale la dossologia, la lode di Dio [Cf Rm 16,25-27; 2641 Ef 1,3-14; Ef 3,20-21; Gd 1,24-25 ].

2642 La Rivelazione delle "cose che devono presto accadere", l'Apocalisse, pog gia sui cantici della Liturgia celeste, [Cf Ap 4,8-11; Ap 5,9-14; 2642 Ap 7,10-12 ] ma anche sull'intercessione dei "testimoni" (martiri: Ap 6,10 ). I profeti e i santi, tutti coloro che furono uccisi sulla terra per la testimonianza da loro data a Gesù, [Cf Ap 18,24 ] l'immensa folla di coloro che, venuti dalla grande tribolazione, ci hanno preceduto nel Regno, cantano la lode di gloria di colui che siede sul Trono e dell'Agnello [Cf Ap 19,1-8 ]. In comunione con loro, anche la Chiesa della terra canta questi cantici, nella fede e nella prova. La fede, nella domanda e nell'intercessione, spera contro ogni speranza e rende grazie al "Padre della luce", dal quale "discende ogni dono perfetto" ( Gc 1,17 ). La fede è così una pura lode.

2643 L'Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera: è "l'oblazione pura" di tutto il Corpo di Cristo a gloria del suo Nome [Cf Ml 1,11 ]. Secondo le tradizioni d'Oriente e d'Occidente, essa è " il sacrificio di lode".

 

In sintesi

2644 Lo Spirito Santo che ammaestra la Chiesa e le ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, la educa anche alla vita di preghiera, suscitando espressioni che si rinnovano in seno a forme permanenti: benedizione, domanda, intercessione, azione di grazie e lode.

2645 Per il fatto che Dio lo benedice, il cuore dell'uomo può a sua volta benedire colui che è la sorgente di ogni benedizione.

2646 La preghiera di domanda ha per oggetto il perdono, la ricerca del Regno, come pure ogni vera necessità.

2647 La preghiera di intercessione consiste in una domanda in favore di un altro. Non conosce frontiere e si estende anche ai nemici.

2648 Ogni gioia e ogni sofferenza, ogni avvenimento e ogni necessità può essere materia dell'azione di grazie, che, partecipando a quella di Cristo, deve riempire l'intera vita: "In ogni cosa rendete grazie" ( 1Ts 5,18 ).

2649 La preghiera di lode, completamente disinteressata, si concentra su Dio; lo canta per se stesso, gli rende gloria perché egli E', a prescindere da ciò che egli fa.


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