Articolo 2
IL SECONDO COMANDAMENTO
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio ( Es 20,7; Dt 5,11 ). Fu detto agli antichi: "Non spergiurare"... Ma io vi dico: non giurate affatto ( Mt 5,33-34 ).
I. Il nome del Signore è santo
2142 Il secondo comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore. Come il primo comandamento, deriva dalla virtù della religione e regola in particolare il nostro uso della parola a proposito delle cose sante.
2143 Tra tutte le parole della Rivelazione ve ne è una, singolare, che è la rivelazione del nome di Dio, che egli svela a coloro che credono in lui; egli si rivela ad essi nel suo Mistero personale. Il dono del nome appartiene all'ordine della confidenza e dell'intimità. "Il nome del Signore è santo". Per questo l'uomo non può abusarne. Lo deve custodire nella memoria in un silenzio di adorazione piena d'amore [Cf Zc 2,17 ]. Non lo inserirà tra le sue parole, se non per benedirlo, lodarlo e glorificarlo [Cf Sal 29,2; Sal 96,2; Sal 113,1-2 ].
2144 Il rispetto per il nome di Dio esprime quello dovuto al suo stesso Mistero e a tutta la realtà sacra da esso evocata. Il senso del sacro fa parte della virtù della religione:
Il sentimento di timore e il sentimento del sacro sono sentimenti cristiani o no? Nessuno può ragionevolmente dubitarne. Sono i sentimenti che palpiterebbero in noi, e con forte intensità, se avessimo la visione della Maestà di Dio. Sono i sentimenti che proveremmo se ci rendessimo conto della sua presenza. Nella misura in cui crediamo che Dio è presente, dobbiamo avvertirli. Se non li avvertiamo, è perché non percepiamo, non crediamo che egli è presente [John Henry Newman, Parochial and plain sermons, 5, 2, pp. 21-22].
2145 Il fedele deve testimoniare il nome del Signore, confessando la propria fede senza cedere alla paura [Cf Mt 10,32; 1Tm 6,12 ]. L'atto della predicazione e l'atto della catechesi devono essere compenetrati di adorazione e di rispetto per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.
2146 Il secondo comandamento proibisce l'abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi.
2147 Le promesse fatte ad altri nel nome di Dio impegnano l'onore, la fedeltà, la veracità e l'autorità divine. Esse devono essere mantenute, per giustizia. Essere infedeli a queste promesse equivale ad abusare del nome di Dio e, in qualche modo, a fare di Dio un bugiardo [Cf 1Gv 1,10 ].
2148 La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio - interiormente o esteriormente - parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell'abusare del nome di Dio. San Giacomo disapprova coloro "che bestemmiano il bel nome (di Gesù) che è stato invocato" sopra di loro ( Gc 2,7 ). La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre. E' blasfemo anche ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte. L'abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della religione.
La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave [Cf Codice di Diritto Canonico, 1369].
2149 Le imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia, sono una mancanza di rispetto verso il Signore. Il secondo comandamento proibisce anche l' uso magico del nome divino.
Il nome di Dio è grande laddove lo si pronuncia con il rispetto dovuto alla sua grandezza e alla sua Maestà. Il nome di Dio è santo laddove lo si nomina con venerazione e con il timore di offenderlo [Sant'Agostino, De sermone Domini in monte, 2, 45, 19: PL 34, 1278].
II. Il nome di Dio pronunciato invano
2150 Il secondo comandamento proibisce il falso giuramento. Fare promessa solenne o giurare è prendere Dio come testimone di ciò che si afferma. E' invocare la veracità divina a garanzia della propria veracità. Il giuramento impegna il nome del Signore. "Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome" ( Dt 6,13 ).
2151 Astenersi dal falso giuramento è un dovere verso Dio. Come Creatore e Signore, Dio è la norma di ogni verità. La parola umana è in accordo con Dio oppure in opposizione a lui che è la stessa Verità. Quando il giuramento è veridico e legittimo, mette in luce il rapporto della parola umana con la verità di Dio. Il giuramento falso chiama Dio ad essere testimone di una menzogna.
2152 E' spergiuro colui che, sotto giuramento, fa una promessa con l'intenzione di non mantenerla, o che, dopo aver promesso sotto giuramento, non vi si attiene. Lo spergiuro costituisce una grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a compiere un'opera cattiva è contrario alla santità del nome divino.
2153 Gesù ha esposto il secondo comandamento nel Discorso della montagna: "Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!". Ma io vi dico: non giurate affatto. . . sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno" ( Mt 5,33-34; 2153 Mt 5,37 ) [Cf Gc 5,12 ]. Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l'attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione.
2154 Seguendo san Paolo, [Cf 2Cor 1,23; Gal 1,20 ] la Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio davanti ad un tribunale). "Il giuramento, ossia l'invocazione del di Dio a testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità, prudenza e giustizia" [Codice di Diritto Canonico, 1199, 1].
2155 La santità del nome divino esige che non si faccia ricorso ad esso per cose futili e che non si presti giuramento in quelle circostanze in cui esso potrebbe essere interpretato come un'approvazione del potere da cui ingiustamente venisse richiesto. Quando il giuramento è esigito da autorità civili illegittime, può essere rifiutato. Deve esserlo allorché è richiesto per fini contrari alla dignità delle persone o alla comunione ecclesiale.
III. Il nome cristiano
2156 Il sacramento del Battesimo è conferito "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"( Mt 28,19 ). Nel Battesimo il nome del Signore santifica l'uomo e il cristiano riceve il proprio nome nella Chiesa. Può essere il nome di un santo, cioè di un discepolo che ha vissuto con esemplare fedeltà al suo Signore. Il patrocinio del santo offre un modello di carità ed assicura la sua intercessione. Il "nome di Battesimo" può anche esprimere un mistero cristiano o una virtù cristiana. "I genitori, i padrini e il parroco abbiano cura che non venga imposto un nome estraneo al senso cristiano" [Codice di Diritto Canonico, 855].
2157 Il cristiano incomincia la sua giornata, le sue preghiere, le sue azioni con il segno della croce, "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen". Il battezzato consacra la giornata alla gloria di Dio e invoca la grazia del Salvatore, la quale gli permette di agire nello Spirito come figlio del Padre. Il segno della croce ci fortifica nelle tentazioni e nelle difficoltà.
2158 Dio chiama ciascuno per nome [Cf Is 43,1; 2158 Gv 10,3 ]. Il nome di ogni uomo è sacro. Il nome è l'icona della persona. Esige il rispetto, come segno della dignità di colui che lo porta.
2159 Il nome ricevuto è un nome eterno. Nel Regno, il carattere misterioso ed unico di ogni persona segnata dal nome di Dio risplenderà in piena luce. "Al vincitore darò. . . una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve" ( Ap 2,17 ). "Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo" ( Ap 14,1 ).
In sintesi
2160 "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!" ( Sal 8,2 ).
2161 Il secondo comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore. Il nome del Signore è santo.
2162 Il secondo comandamento proibisce ogni uso sconveniente del nome di Dio. La bestemmia consiste nell'usare il nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e dei santi in un modo ingiurioso.
2163 Il falso giuramento chiama Dio come testimone di una menzogna. Lo spergiuro è una mancanza grave contro il Signore, sempre fedele alle sue promesse.
2164 "Non giurare né per il Creatore, né per la creatura, se non con verità, per necessità e con riverenza" [Sant'Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 38].
2165 Nel Battesimo, il cristiano riceve il proprio nome nella Chiesa. I genitori, i padrini e il parroco avranno cura che gli venga dato un nome cristiano. Essere sotto il patrocinio di un santo significa avere in lui un modello di carità e un sicuro intercessore.
2166 Il cristiano incomincia le sue preghiere e le sue azioni con il segno della croce "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen".
2167 Dio chiama ciascuno per nome [Cf Is 43,1 ].
Articolo 3
IL TERZO COMANDAMENTO
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro ( Es 20,8-10 ) [Cf Dt 5,12-15 ].
Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato ( Mc 2,27-28 ).
I. Il giorno di sabato
2168 Il terzo comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato: "Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore" ( Es 31,15 ).
2169 La Scrittura a questo proposito fa memoria della creazione: "Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro"( Es 20,11 ).
2170 La Scrittura rivela nel giorno del Signore anche un memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto: "Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato" ( Dt 5,15 ).
2171 Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell'alleanza perenne [Cf Es 31,16 ]. Il sabato è per il Signore, santamente riservato alla lode di Dio, della sua opera creatrice e delle sue azioni salvifiche in favore di Israele.
2172 L'agire di Dio è modello dell'agire umano. Se Dio nel settimo giorno "si è riposato" ( Es 31,17 ), anche l'uomo deve "far riposo" e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, "possano goder quiete" ( Es 23,12 ). Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. E' un giorno di protesta contro le schiavitù del lavoro e il culto del denaro [Cf Ne 13,15-22; 2Cr 36,21 ].
2173 Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno [ Cf Mc 1,21; Gv 9,16 ]. Egli con autorità ne dà l'interpretazione autentica: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato"( Mc 2,27 ) Nella sua bontà, Cristo ritiene lecito "in giorno di sabato fare il bene" anziché "il male, salvare una vita" anziché "toglierla" ( Mc 3,4 ). Il sabato è il giorno del Signore delle misericordie e dell'onore di Dio [Cf Mt 12,5; Gv 7,23 ]. "Il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato" ( Mc 2,28 ).
II. Il giorno del Signore
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso ( Sal 118,24 ).
Il giorno della Risurrezione: la nuova creazione
2174 Gesù è risorto dai morti "il primo giorno della settimana" ( Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1; 2174 Gv 20,1 ). In quanto "primo giorno", il giorno della Risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto "ottavo giorno", che segue il sabato, [Cf Mc 16,1; Mt 28,1 ] esso significa la nuova creazione inaugurata con la Risurrezione di Cristo. E' diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore (e Kyriaké eméra", "dies dominica"), la "domenica":
Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti [San Giustino, Apologiae, 1, 67].
La domenica - compimento del sabato
2175 La domenica si distingue nettamente dal sabato al quale, ogni settimana, cronologicamente succede, e del quale, per i cristiani, sostituisce la prescrizione rituale. Porta a compimento, nella Pasqua di Cristo, la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell'uomo in Dio. Infatti, il culto della legge preparava il Mistero di Cristo, e ciò che vi si compiva prefigurava qualche aspetto relativo a Cristo: [Cf 1Cor 10,11 ]
Coloro che vivevano nell'antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza, non più guardando al sabato, ma vivendo secondo la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e per la sua morte [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Magnesios, 9, 1].
2176 La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale naturalmente iscritta nel cuore dell'uomo "di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso gli uomini" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 122, 4]. Il culto domenicale è il compimento del precetto morale dell'Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo.
L'Eucaristia domenicale
2177 La celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. "Il giorno di domenica in cui si celebra il Mistero pasquale, per la tradizione apostolica, deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto" [Codice di Diritto Canonico, 1246, 1].
"Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore nostro Gesù Cristo, dell'Epifania, dell'Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della Santa Madre di Dio Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di san Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi" [Codice di Diritto Canonico, 1246, 1].
2178 Questa pratica dell'assemblea cristiana risale agli inizi dell'età apostolica [Cf At 2,42-46; 2178 1Cor 11,17 ]. La Lettera agli Ebrei ricorda: non disertate le vostre "riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare", ma invece esortatevi a vicenda ( Eb 10,25 ).
La Tradizione conserva il ricordo di una esortazione sempre attuale: "Affrettarsi verso la chiesa, avvicinarsi al Signore e confessare i propri peccati, pentirsi durante la preghiera. . . Assistere alla santa e divina Liturgia, terminare la propria preghiera e non uscirne prima del congedo. . . L'abbiamo spesso ripetuto: questo giorno vi è concesso per la preghiera e il riposo. E' il giorno fatto dal Signore. In esso rallegriamoci ed esultiamo" [Autore anonimo, Sermo de die dominica: PG 86/1, 416C. 421C].
2179 "La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare e la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del vescovo diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore" [Codice di Diritto Canonico, 515, 1]. E' il luogo in cui tutti i fedeli possono essere convocati per la celebrazione domenicale dell'Eucaristia. La parrocchia inizia il popolo cristiano all'espressione ordinaria della vita liturgica, lo raduna in questa celebrazione; insegna la dottrina salvifica di Cristo; pratica la carità del Signore in opere buone e fraterne:
Tu non puoi pregare in casa come in chiesa, dove c'è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo. Là c'è qualcosa di più, l'unisono degli spiriti, l'accordo delle anime, il legame della carità, le preghiere dei sacerdoti [San Giovanni Crisostomo, De incomprehensibili Dei natura seu contra Anomaeos, 3, 6: PG 48, 725D].
L'obbligo della domenica
2180 Il precetto della Chiesa definisce e precisa la legge del Signore: "La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa" [Codice di Diritto Canonico, 1247]. "Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente" [Codice di Diritto Canonico, 1247].
2181 L'Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l'agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all'Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti o ne siano dispensati dal loro parroco) [Cf ibid., 1245]. Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave.
2182 La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l'assistenza dello Spirito Santo.
2183 "Se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli prendano parte alla Liturgia della Parola, se ve n'è qualcuna nella chiesa parrocchiale o in un altro luogo sacro, celebrata secondo le disposizioni del vescovo diocesano, oppure attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia, o, secondo l'opportunità, in gruppi di famiglie" [Codice di Diritto Canonico, 1248, 2].
Giorno di grazia e di cessazione dal lavoro
2184 Come Dio "cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro" ( Gen 2,2 ), così anche la vita dell'uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. L'istituzione del giorno del Signore contribuisce a dare a tutti la possibilità di "godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 67].
2185 Durante la domenica e gli altri giorni festivi di precetto, i fedeli si asterranno dal dedicarsi a lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo [Cf Codice di Diritto Canonico, 1247]. Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. I fedeli vigileranno affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute.
L'amore della verità cerca il sacro tempo libero, la necessità dell'amore accetta il giusto lavoro [Sant'Agostino, De civitate Dei, 19, 19].
2186 E' doveroso per i cristiani che dispongono di tempo libero ricordarsi dei loro fratelli che hanno i medesimi bisogni e i medesimi diritti e non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria. Dalla pietà cristiana la domenica è tradizionalmente consacrata alle opere di bene e agli umili servizi di cui necessitano i malati, gli infermi, gli anziani. I cristiani santificheranno la domenica anche dando alla loro famiglia e ai loro parenti il tempo e le attenzioni che difficilmente si possono loro accordare negli altri giorni della settimana. La domenica è un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana.
2187 Santificare le domeniche e i giorni di festa esige un serio impegno comune. Ogni cristiano deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore. Quando i costumi (sport, ristoranti, ecc) e le necessità sociali (servizi pubblici, ecc) richiedono a certuni un lavoro domenicale, ognuno si senta responsabile di riservarsi un tempo sufficiente di libertà. I fedeli avranno cura, con moderazione e carità, di evitare gli eccessi e le violenze cui talvolta danno luogo i diversivi di massa. Nonostante le rigide esigenze dell'economia, i pubblici poteri vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei loro dipendenti.
2188 Nel rispetto della libertà religiosa e del bene comune di tutti, i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi. Spetta a loro offrire a tutti un esempio pubblico di preghiera, di rispetto e di gioia e difendere le loro tradizioni come un prezioso contributo alla vita spirituale della società umana. Se la legislazione del paese o altri motivi obbligano a lavorare la domenica, questo giorno sia tuttavia vissuto come il giorno della nostra liberazione, che ci fa partecipare a questa "adunanza festosa", a questa "assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli" ( Eb 12,22-23 ).
In sintesi
2189 "Osserva il giorno di sabato per santificarlo" ( Dt 5,12 ). "Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore" ( Es 31,15 ).
2190 Il sabato, che rappresentava il compimento della prima creazione, è sostituito dalla domenica, che ricorda la nuova creazione, iniziata con la Risurrezione di Cristo.
2191 La Chiesa celebra il giorno della Risurrezione di Cristo nell'ottavo giorno, che si chiama giustamente giorno del Signore, o domenica [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 106].
2192 "Il giorno di domenica. . . deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto" [Codice di Diritto Canonico, 1246, 1]. "La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa" [Codice di Diritto Canonico, 1246, 1].
2193 "La domenica e le altre feste di precetto i fedeli. . . si astengano. . . da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo" [Codice di Diritto Canonico, 1247].
2194 L'istituzione della domenica contribuisce a dare a tutti la possibilità di "godere di sufficiente riposo e tempo libero che permette loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 67].
2195 Ogni cristiano deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore.