Fondamentale è l'educazione alla fede, cioè alla consegna di sé, libera e totale, all'adorabile persona di Gesù Cristo, accolto nella sua assoluta singolarità di vero uomo e di vero Figlio di Dio. In Lui noi siamo realmente partecipi della vita stessa di Dio, cioè della comunione trinitaria.
L'incontro personale con Cristo, radicato nella grazia dei sacramenti e sostenuto dal contatto con la Parola di Dio, rinnovato nella fedeltà di ogni giorno, non è mai da scontarsi, va sempre sostenuto e verificato.
In questa educazione alla fede l'esperienza della preghiera è decisiva. I vangeli ci documentano l'influsso esercitato sui discepoli da Gesù "orante", attentamente osservato nella sua preghiera comunitaria e personale, in luoghi e tempi ben precisi: una preghiera talora più intensa e prolungata, tal'altra sofferta e drammaticamente gridata. I discepoli vedendo come Gesù pregava il Padre (Lc 11,1ss), non solo hanno imparato a pregare - "Maestro, insegnaci a pregare" -, ma sono stati introdotti sempre più nella singolarità assolutamente unica del suo mistero personale.
Per questo l'educazione alla preghiera rappresenta un momento decisivo nella formazione alla fede in Gesù. Certo "un momento" dell'educazione più globale alla "vita filiale", mediante l'osservanza dei comandamenti, nella sequela di Gesù e nella testimonianza. Una preghiera quindi che non eluda né l'impegno etico, né la vita ecclesiale, né l'assunzione delle quotidiane responsabilità proprie di ogni uomo e donna giovani (educazione del temperamento, formazione alla castità, doveri di scuola e del lavoro, rapporti con la famiglia, vita sociale ed ecclesiale, ecc.).
[da Marco Cè, Patriarca di Venezia, Il Granello di Senapa]
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